Quando fu annunciato Batman Begins una cosa era certa: fare peggio di ciò che aveva compiuto Schumacher sarebbe stato impossibile. Sia ben chiaro: i quattro film che lo hanno preceduto non hanno mai rappresentato una vera saga, non fornendo mai una continuità né a livello narrativo né a livello scritturale. Detto questo, come già ampiamente esplicato negli articoli precedenti, il disastro Schumacher è quantomeno colossale.
Ma cosa ci aspettavamo davvero da questo nuovo inizio? In che modo si poteva porre rimedio al declino cinematografico del cavaliere oscuro? A posteriori la risposta è scontata: come ha fatto Nolan. Non solo l’ambientazione realistica, non solo quel confine tra realtà e finzione viene sublimato splendidamente, ma il film è un tributo totale al fumetto, senza prenderne mai nulla se non la magia ed il fascino dei personaggi. Aprite un racconto qualsiasi e poi guardatevi un film della trilogia; li troverete talmente diversi da stentare a credere che si tratti dello stesso eroe. Ma in quel modo si completano, perché un conto è il fascino del fumetto, un conto è adattare due ore e mezzo di pellicola cercando di ampliare gli orizzonti visivi fornendo sensazioni ammalianti. La “serietà” cinematografica ed il dettaglio creativo che si nota dietro al tutto è ai limiti del possibile. Nulla è casuale, una sceneggiatura studiata nei minimi dettagli, ogni riferimento è ben celato e sciolinato con parsimonia, senza esagerare o uscire dai canoni cinematografici.
Personalmente stento a credere che Nolan non avesse intenzione fin da subito di creare una trilogia (come lui invece ha dichiarato), soprattutto perché alla fine dei due primi capitoli si rende scontata ed evidente l’uscita di un successivo. Batman Begins è il più debole dei tre, e non poteva essere altrimenti. Il film deve servire da introduzione, deve ricalcare i primi passi del cavaliere oscuro ed è qui che il regista hollywoodiano osa: mentre Burton lancia il supereroe direttamente nel pieno del suo splendore, nella nuova trilogia nulla viene lasciato all’immaginazione. Vita, morte e miracoli di Bruce Wayne.
Affermare che il primo capitolo sia il più debole non significa screditarlo, anzi. Si cerca soltanto di sottolineare, con un’evidenza anche troppo semplicistica, che raccontare le origini di Batman alle prese con Ra’s al Ghul ed il dottor Crane [Spaventapasseri] non può certo avere lo stesso imponente effetto che catapultarlo in un mondo minacciato da Joker prima e da Bane poi. Ed ecco che non parliamo di debolezza cinematografica, bensì di debolezza scenica, mirata e consona ai fini dell’insieme, che aiuta ad ampliare l’apogeo conclusivo col nemico più distruttivo e pericoloso di tutti: Bane.
Il tutto viene poi “smussato” da un cast di attori eccellente: da Christian Bale [Batman] a Gary Oldam [Jim Gordon], da Heath Ledger [Joker] a Tom Hardy [Bane]. Quest’ultimo fornisce, a mio avviso, la migliore interpretazione dell’intera saga [doppiaggio italiano a parte], anche migliore del Joker di Ledger, che rimane comunque inferiore all’interpretazione di Nicholson. Il tutto senza dimenticare Aaron Eckart nei panni di Harvey Dent/Due Facce e Anne Hathaway nei panni di Catwoman.
A questo punto non ci resta che metterci comodi e guardare nel dettaglio, uno ad uno, i film di una trilogia che ha cambiato per sempre il cinema d’Azione.
Stefano Cherubini