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La necrofilia e l’illusione come ricostituenti dell’Io frammentato: Vertigo ed Inception.

Tra Vertigo (La donna che visse due volte, Alfred Hitchcock, 1958) ed Inception (Cristopher Nolan, 2010) esistono due fili conduttori considerevolmente interessanti.

Uno è estremo ed inquietante: la necrofilia. Nella pellicola hitchcockiana il protagonista, interpretato da James Stewart, è ossessionato dalla bionda Madeleine, morta in circostanze ambigue.

Camminando per strada, un giorno il nostro protagonista incontra Judy, una donna identica alla defunta ma mora (che scopriremo essere la stessa Madeleine). Stewart inizia a frequentarla, non in quanto Judy, ma in quanto copia di Madeleine; la donna, per soddisfare i desideri dell’amato, è costretta a ritrasformarsi in Madeleine.

L’uomo ama dunque il ricordo di una donna, un’ombra, non una donna in carne ed ossa; quella donna in carne ed ossa è obbligata a divenire uno spettro, un cadavere, per farsi amare nuovamente.

La ricostruzione di un soggetto frammentato avviene dunque attraverso la riconciliazione con un soggetto morto. Il processo in questione è determinato fortemente dalla presenza fantasmatica della figura di Madeleine, così come nel film di Nolan dal continuo ripresentarsi del fantasma psichico di Mal (la defunta moglie del protagonista interpretato da Leonardo Di Caprio).

Scottie (Stewart) come Cobb (Di Caprio) desidera unirsi con la donna morta o con il suo simulacro, nella misura in cui il simulacro è la condizione essenziale di rinascita dell’identità del protagonista così come del suo desiderio erotico.

Cobb è ossessionato dal senso di colpa per la morte di Mal, e questo non fa altro che far ritornare in vita la donna, anche se solo nella sua mente. Mal non è adorabile come lo era nel mondo reale: la deformazione effettuata dal subconscio di Cobb la rende pericolosa e mortale.

Quindi la trasformazione nel testo filmico di Nolan è inversa: se in Vertigo il ritorno dalla morte (apparente) di Madeleine è coincisa con l’eros, l’amore, in Inception il viaggio a ritroso da una morte (vera) ha concepito una creatura tormentata, folle, omicida e quindi legata al thanatos.

Per la ricostituzione dell’Io frammentato e disgregato è fondamentale un altro elemento: l’inganno. O meglio,l’illusione.

I percorsi che affrontano Scottie e Cobb sono speculari ed egualmente drammatici, in quanto la ricostruzione di entrambi i soggetti avviene per mezzo di un’illusione. I soggetti maschili trovano una nuova ragione per vivere dopo lo choc iniziale ed hanno nuovi orizzonti lavorativi; tuttavia entrambi mantengono intatti i propri punti deboli: uno le vertigini e l’altro l’incapacità di distinguere il reale dal mondo onirico.

L’illusione di cui sono vittime permette ai soggetti in questione di reintegrarsi con la vita e di ricostruire la propria soggettività, in quanto senza l’illusione il soggetto ferito o traumatizzato non potrebbe rinascere.

Scottie e Cobb possono nuovamente sentirsi parte del mondo, una parte attiva che agisce, anche se in realtà sono entrambi sotto l’influsso di un ente esterno: i soggetti non sono dunque attivi ma, tramite un incrocio di passività ed attività, trasformano la propria passività in un’attività derivante da qualcun altro (o da qualcos’altro).

Il soggetto passivo può riprendersi semplicemente perché riesce ad illudersi, ma l’illusione è generata, messa in scena, da un ente puramente esterno. Cobb e Scottie si muovono, agiscono, perché qualcuno o qualcosa glie lo dice, lo comanda in modo più o meno indiretto. Per ciò che concerne il film di Nolan, gli enti esterni potrebbero essere più di uno: l’illusione di un comando arriva da Mr. Saito, ma il vero ordine parte dal subconscio del protagonista e per estensione da Mal.

>Stefano Tibaldi<