Voto: 18/20
Quando ci troviamo di fronte ad un’opera così chiara, dettagliatamente netta ed inquadrata nel suo genere, è difficile non ammirarne la pregevole fattura. La talpa è una spy story in tutto e per tutto, come non se ne vedeva da tempo, troppo tempo. Calderaio, Sarto, Soldato, Povero e Mendicante: uno di loro è una spia all’interno dei servizi segreti inglesi. La trama è semplice e lineare, dettagliata quel che basta per catturare l’attenzione e la curiosità attorno ad un’opera costruita con esagerato talento. I ritmi, com’è giusto che sia, sono lentissimi, quasi sfiancanti.
Tutto è prepotentemente all’altezza della situazione: dagli attori alle musiche, dalla sceneggiatura alla fotografia, il tutto decorato da una regia puntigliosa ed attenta, che ricalca appieno le caratteristiche del genere. Splendidi Gary Oldman e Colin Firth, memorabile la scena finale in cui la talpa viene uccisa in un impeto di rabbia e dolore, sotto le note della splendida “La Mer“, reinterpretata da Julio Iglesias.
L’unica piccola nota dolente è l’uso del flashback, che rende praticamente obbligata una seconda visione del film. Si impiega qualche minuto a comprendere la maniera particolare con la quale Alfredson sceglie di usarla, ed una volta compresa, parlando di un film intensamente complesso per le sue dinamiche da spionaggio, si fa fatica a ricomporre completamente tutti i pezzi del puzzle. Il film, in tutti casi, necessita un’attenzione continua ed elevata durante tutto l’arco narrativo, motivo per il quale consiglio vivamente una seconda visione, se proprio non avete voglia di leggervi l’altrettanto splendido romanzo di John le Carré, dal quale è tratto il film.
Dopo lo splendido esordio con Lasciami entrare, Alfredson ci delizia con un vero e proprio capolavoro del genere, consacrandosi (definitivamente?) ad astro nascente del cinema (ultra) moderno. Da non perdere, in nessun caso.
Roma, 19/08/2013
Stefano Cherubini