Archivi categoria: Ridley Scott

Il Procuratore

Un film “Senza Speranza”. Non saprei davvero come definirlo diversamente. Di un realismo accecante, quasi snervante. Nudo. Crudo. Semplicemente Imponente.

Il ritorno alla regia di Ridley Scott non poteva avvenire in maniera migliore, supportato dalla prima sceneggiatura scritta interamente da Cormac McCarthy. L’autore di capolavori letterari come La Strada, Non è un paese per Vecchi e Figlio di Dio, tutti e tre portati su grande schermo (con ottimi risultati per i primi due, e in attesa di giudizio per il terzo), si cimenta interamente nella stesura di una sceneggiatura ex-novo. Se si potevano avere dei dubbi sul passaggio artistico che intercorre tra un libro ed un film, bhe…sono stati totalmente sciolti.

Dovremmo ormai essere abituati alla sceneggiatura “McCarthiana”, eppure non si finisce mai di rimanere stupiti di fronte a tanto cinismo gratuitamente crudele, ma profondamente realista. Le soluzioni sono drastiche, nette, ma soprattutto Vere e Naturali. Quante possibilità ci sono che qualcuno riesca a sfuggire ad uno scambio di droga finito male quando si ha di fronte il cartello messicano? Praticamente alcuna…ed è proprio quello che si vuole raccontare. L’ho definito fin da subito un film senza speranza…bhe…ho barato un pochino. Se non si conosce almeno un minimo l’immensa opera letteraria dello scrittore americano, non si riuscirebbe  a comprendere che il cauto ottimismo iniziale, che sembra convergere verso un matrimonio perfetto, è solo un falso, una trappola, una finzione cinematografica (o letteraria) che cattura lo spettatore (o il lettore) nel pensare continuamente “ok, lo sappiamo già, alla fine tutto andrà per il verso giusto”. Ecco, il “verso giusto”. Ma siamo davvero sicuri che il “verso giusto” in una tale situazione sia un lieto fine? O sarebbe più naturale un “verso sbagliato”, che poi, essendo naturale, sarebbe in realtà quello giusto?

Le opere di McCarthy sono, da questo punto di vista, altamente rivoluzionarie. E non nel modo in cui le racconta, pur avendo uno stile di scrittura abbastanza particolare (ma non siamo qui per soffermarci su questo). Piuttosto negli sviluppi che presenta, nella maniera in cui pone fine alle singole storie; omicidi brutali senza umanità (e quando mai un omicidio brutale ha cenni di umanità?), governati dal caos, dalla fatalità, dal proiettile sbagliato al momento sbagliato, senza monologhi finali, senza scene di chiusura, senza colpi di scena. Un personaggio che ha guidato la storia fin dall’inizio sparisce improvvisamente, perché la realtà è questa ed è quella che si vuole mostrare.

Le scene d’azione sono centellinate, scelte con cautela ed intelligenza, preparate con cura (e qui è evidente la mano di un regista esperto come Scott) e consumate con frenesia e impressionante rapidità (alla McCarthy, tanto per dire). Su una sceneggiatura cosi ben strutturata e scritta non resta che fare attenzione nello scegliere un cast all’altezza, capace di impersonare personaggi importanti ma sfuggenti, che magari entrano in gioco per un quarto d’ora totale di scene. Bhe…in questo senso, c’è il meglio che Hollywood potesse offrire a Scott: meravigliosi Pitt e Bardem impegnati in ruoli “secondari” (secondari solo nella quantità di minutaggio), superbo Fassbender nel ruolo del Procuratore, impressionanti Diaz e Cruz per la loro naturalezza nel gestire ruoli diametralmente opposti (per carattere e natura).

Il mio non sarà sicuramente un parere unanime: McCarthy o lo si ama, o lo si odia, ma non si può certamente negare il suo straordinario talento nel raccontare “brutalizzando” delle storie semplici nella maniera più naturale possibile e, soprattutto, in un modo altamente cinematografico. Arriverei addirittura a definirlo “Diversamente Kubrickiano“. E’ un qualcosa che gli si deve riconoscere anche se lo si detesta…

Voto: 91%

[+]

Sceneggiatura e dialoghi maestosi

Le rare scene d’azione presenti sono dirette con maestria

Cast d’attori impressionante

Realismo ai massimi livelli

[-]

Non piacerà a tutti…

Stefano Cherubini