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Funny Games

Voto 19/20

Homo ludens.

Ogni “Perché?” esula, esule.

L’osservatore, per sua natura, continua a Chiedersi e a Chiedere.
E l’esperienza (ampia, variegata, sfuggente) è costantemente tradotta in singoli gesti e singoli eventi all’interno di una traiettoria temporale e semantica dotata del minor numero possibile di oscillazioni.
Che qualcosa accada per la “semplice” possibilità che possa accadere e per il gusto di farlo accadere, è contemplato solo in rari casi.
Eppure la risposta (se lo è), almeno in questo caso, non può essere altrove.
L’esperienza non può negare di trovarsi all’interno di questa regione di eventi, esatta ma opaca.

Il “primo” dei due ragazzi (“primo” per ruolo, rilevanza e lucidità) racconta la storia famigliare drammatica del suo compagno e accenna a problemi di droga per spiegare alle sue vittime quanto sta accadendo.
Salvo poi infrangere questo barlume oscuro di Ragione(!) nella realtà nuda e feroce della Noia esistenziale.
Ha inventato una storia..la storia che le sue vittime si aspettavano di sentire.

Ma le vittime (quelle vere) non sono l’uomo e la donna che ha di fronte.
La violenza è contro lo spettatore, più che contro i personaggi.
La violenza contro i personaggi è SOLO un pretesto per trascendere lo schermo.
E la violenza (quella vera) non agisce tramite la percezione ma tramite sottrazioni percettive.

Paralizzando il padre, è lo spettatore che viene paralizzato..depauperato fin da subito di ogni aspettativa potenziale (poiché l’unico elemento forte della famiglia è reso inoffensivo).
I tentativi di fuga si rivelano quali esercizi stilistici, componenti di genere da offrire a chi è al di là dello schermo.
Inoltre, le scene potenzialmente più violente (le uccisioni) non vengono mai mostrate.
Non abbiamo visto cosa è accaduto nella vecchia casa né vedremo cosa accadrà nella casa successiva.
Mirabilmente, è attravero la certezza della violenza nella negazione della violenza stessa che Haneke riesce a esprimere la massima forma di violenza comunicabile.

[Il Remake (che sa di Rewind) ne è l’ennesimo sviluppo.
Il deja-vu di un incubo, da ripercorrere passo passo (“Shot by shot”)]

C’è comunque un Gusto narrativo, demiurgico, in tutto questo..l’Evento (per quanto si possa non accettarlo emotivamente) è Creativo in senso pieno. Una sorta di happening.
(“Ci pensa!? Tutto questo per una confezione di uova”)
E i modi garbati dei due ragazzi non sono fasulli, artificiosi.
(“Faccia attenzione..si fa male!” “Così sta più comodo..”)
C’è una precisa esigenza estetica..che sottolinea (per alienazione contestuale) la carica tensiva del film.

“La finzione è vera, no..!? La si vede nel film!
Ma..allora è altrettanto vera della finzione che comunque si vede”
È chiaro. Non v’è differenza tra film e realtà.
La percezione è stata, in ogni caso (inevitabilmente), reale..quelle sensazioni spiazzanti le abbiamo provate davvero..come se stessimo davvero assistendo a quello che accadeva.

“È solo un film” (Mi dico)
“Sei solo uno spettatore” (Mi dice)

|SF|