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C’era una volta in America…

Voto: 20/20

Mi piace definire l’ultimo immenso capolavoro di Sergio Leone come la pellicola dei rimpianti. Ci siamo chiesti tutti per quale motivo un tale genio abbia dedicato la sua intera carriera registica a firmare solo ed esclusivamente dei film western e non si sia dedicato mai ad altro; ed abbiamo ammirato tutti con magnificenza la malinconica biografia di Noodles, raccontata da ben 4 ore di estasi cinematografica e musicale, che culmina in un calderone di rimpianti e promesse mancate.

C’era una volta in America è uno spaccato profondo sul proibizionismo, un quadro storico sugli anni ’20 e ’30, una riflessione sui rapporti umani e sull’amicizia. Raccontato attraverso flashback e flashforward, questo gangster movie copre un arco narrativo di 12-13 anni in maniera sublime ed estasiante. I toni cupi e malinconici, accompagnati da una delle più grandi colonne sonore di sempre, rendono il lungometraggio di un realismo accecante. Immagini travolgenti, regia fluida, montaggio superbo, soprattutto se si considerano le quasi 10 ore di materiale iniziale (ridotte fino a 4 e 30 nella versione restaurata, a mio avviso la migliore).

Leone riesce a creare un film unico nel suo genere, qualcosa di estremamente diverso ed originale. In un’epoca dove il ganster movie aveva già conosciuto una delle sue massime espressioni (Il Padrino), Leone reinventa il genere, ma lo fa mantenendo l’esclusiva. Difatti, la bellezza dell’opera va di pari passo con l’enorme complessità di quest’ultima, gestibile soltanto attraverso l’immensa bravura del regista italiano, capace di dirigere qualsiasi aspetto del film mantenendo un controllo totale e realizzando un’opera per larghi tratti immersa in uno stile “kubrickiano”.

A distanza di anni il capolavoro rimane intatto, così come tutta la filmografia del regista italiano; godibile e sprizzante di energia come se il film fosse uscito nell’ultimo decennio.

Se ci fosse una poesia del cinema, C’era una volta in America sarebbe una delle massime espressioni.

Capolavoro Epico e assolutamente imperdibile.

Roma, 08/07/2013

Stefano Cherubini