Estate.. Autunno.. Inverno.. Primavera?
Requiem for a dream: eterno riposo di sogni infranti.
Quattro esistenze, semi-esistenti, dissolte da uno slancio di vita fallito.
Tentativi unilateralmente malati, in cui le soluzioni divengono ossessioni e le ossessioni finiscono con lo sconfiggere i buoni propositi e celebrare la morte di tutte le aspettative.
Ecco che allora si assiste alla propagazione ormai incontrollata di miasmi fatali. Anche i più piccoli, primordiali germi di felicità, finiscono per schiantarsi contro il muro della fuga dalla realtà.
La comprensione del mondo è una forma di utopia e l’autodistruzione pare essere l’unica via d’accesso: “È un motivo per alzarsi al mattino. È un motivo per sorridere, per pensare che il domani sarà bello. Che cos’altro ho?”
Le scelte cinematografiche persuadono lo spettatore (anche noi, in qualche modo, siamo vittime dell’elettroshock di Sara), l’abuso di suoni frenetici, riprese claustrofobiche, montaggi convulsi, split screen e time lapse generano una catarsi-al-contrario, una liturgia (il Requiem) che termina con un posa sacrale, di falsa speranza: la posizione fetale comune ai quattro protagonisti..
..ora, è inverno: possiamo percepire solo un freddo brutale (che taglia arti e vìola corpi).
Da una parte, due letti d’ospedale, quello di una madre ormai alienata e di un figlio mutilato dalle sue scelte, dall’altra, due letti altrettanto malati, sporchi di dolore e fatica.
Quattro anime sole, devastate, ancora in lotta tra la loro disperazione (di Harry e Tyrone) e il loro triste compiacimento (di Marion e Sara)
..ma non c’è rinascita.. o meglio, non lo sappiamo e non lo sapremo mai
..e, per ora(?), la messa è finita.
Voto: 90%
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– Estro tecnico
– Colonna sonora
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– C’è forse un protagonista di troppo, Tyrone (..o c’è troppo poco di lui)
Sonia Colavita|