L’Amore, la Crisi, il Tradimento, l’Eternità. Immagini in movimento. Sensazionali, idilliache, strepitose. La ricerca del Non Dialogo, il silenzio come istinto primordiale, sentimenti potentissimi che trafugano l’anima e ne concepiscono l’inizio, l’origine acuta delle emozioni più istintive e feroci. Senza compromessi, né mezze misure. Completo, fino in fondo, in ogni immagine, in ogni singolo fotogramma. Sequenze lunghissime, slegate, senza passaggi precisi, senza particolari connettori logici.
E’ la ricerca dell’assoluto, di sequenze indipendenti dal dialogo stesso che lasciano in qualche modo stupiti. Nel momento in cui il film finisce ci si rende conto che le parole sono superflue, inutili, quasi ridicole in confronto a quello che viene mostrato. Malick fa un tentativo di sovversione, sembra quasi che si stia divertendo: spagnolo, francese, inglese, italiano. Ci vuole far indissolubilmente inchinare alla potenza del linguaggio quando all’interno dello sceneggiato non se ne ha il ben che minimo bisogno. Tutto funzionerebbe anche senza una sola voce fuori campo. Le immagini parlano, cantano, illuminano lo schermo. Basta osservare attentamente lo sguardo degli attori o gli effetti luminosi per capire se si parla di Amore, o di Crisi (che sia passionale o religiosa), o ancora di Tradimento, di Speranza o di Infinito.
Come con Tree of Life, viene data continuazione ad un percorso di estremizzazione del cinema che Malick aveva cominciato proprio con il capolavoro del 2011. In questa occasione, in maniera ancora più evidente, l’importanza data alla fotografia risulta imponente. La Natura come mezzo espressivo, come paragone estremo al sentimento umano, imprescindibile dalla psiche umana e dai suoi timori più profondi, nascosti ed impercettibili. Ad ogni sguardo corrisponde un paesaggio, una prateria, un fiore, un tramonto, in maniera quasi del tutto distaccata. Non c’è confine tra Uomo e Natura, così com’era stato ne “I Giorni del Cielo” prima e ne “Il Nuovo Mondo” poi. Delle scene mirabili segnano gli eventi durante tutto il percorso filmico, marcando in maniera profonda ed irreversibile lo scibile cinematografico, mostrandoci come un Altro Cinema non solo è possibile, ma è anche preferibile, migliore, più alto ed assoluto, più puro e limpido, più pulito e fluido, più ampio ed Immaginifico.
…2001: Odissea nello Spazio, Tree of Life, To the Wonder…un percorso storico, differente dal punto di vista tematico, ma legato dal punto di vista stilistico…tutti e tre alla ricerca di un’evoluzione induttiva ma al tempo stesso metodica. Il processo evolutivo continua, inarrestabile, incorruttibile, irrefrenabile…
Voto: 89%
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Una fotografia sublime
Un connubio perfetto tra immagini e musica
Dopo Tree of Life, continua l’avvicinamento a Kubrick
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Il film può risultare molto complesso, e difficile da digerire ad una prima visione
Stefano Cherubini
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