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May

Le psicosi adolescenziali e le sue più tetre manifestazioni si incarnano perfettamente nel film di Lucky McKee. Precisiamo immediatamente: questo interessante regista fa un horror assolutamente poetico, a tratti brutale (vedi The woman) ma mai banale e stereotipato.

Il suo cinema è innanzitutto cinema che fa dell’horror un mezzo per raccontare i disagi della società e soprattutto degli adolescenti che lottano con i mostri della loro mente.

Questo May del 2002 è un gioiellino che innanzitutto funziona grazie alla sua sua inquietante e sfortunata protagonista: May appunto. E’ una ragazza strabica che ha come unica sua amica una bambola modellata artigianalmente dalla madre. Questa bambola sembra essere la versione homunculus di May.

E’ probabilmente il suo vero aspetto: mostruoso, malefico e psicotico. Questa bambola è in una teca di vetro: non è un caso che una volta che la teca verrà distrutta e la bambola fatta in pezzi la follia tenuta difficilmente a bada straborderà nella realtà esterna.

Per compensare la perdita del suo feticcio simil/antropomorfo, May ricomporrà un bambola con pezzi di corpi umani che lei considera perfetti, in modo da creare un essere perfetto in grado di amarla sia come amica/o che come compagna/o (quasi subito il regista mette in mostra l tendenza bisessuale della ragazza), andando a creare una sorta di mostro di Frankenstein androgino.

Due scene veramente egregie da segnalare: la rottura della bambola per opera di una masnada di bambini non vedenti e la scena finale.

Voto 80%

 

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Regia.

Interpretazione della protagonista.

Le due scene sopracitate.

 

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Narrazione e dialoghi sono, in alcuni momenti, un po’ troppo lenti e sfiorano la stucchevolezza.

 

>Stefano Tibaldi<