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Blue Jasmine

Blue Jasmine

Con i ritmi forsennati con i quali Woody Allen aggiorna la sua filmografia, mi sono sempre chiesto come facesse a tenere una qualità media così alta. Negli ultimi dieci anni i flop del regista statunitense, in rapporto ai film prodotti, sono in numero bassissimo (To Rome with Love su tutti), mentre i suoi gioielli ci deliziano con cadenza quasi annuale. Sarebbe banale spiegare tutto ciò semplicemente chiamando in causa la non straordinaria, seppur buona, realizzazione tecnica delle sue opere, che è ben lontana da registi del calibro di Spielberg e Scorsese. La verità, a mio modo di vedere, sta nel mezzo: è innegabile che la cura dei dettagli tecnici non sia esattamente il piatto forte di Allen, ma al tempo stesso, la genialità e la complessità delle sue sceneggiature, che a quanto pare riesce ad ideare in brevissimo tempo, riescono a gestire questa mancanza, facendola passare, senza neanche accorgersene, in secondo piano.

Con Blue Jasmine,  così come Midnight in Paris, il tutto viene contornato da una fotografia veramente deliziosa, che dona completezza ad un’opera davvero matura. Questa volta, la sceneggiatura, seppur imponente, risulta un po’ meno ispirata del solito, con qualche tocco di prevedibilità di troppo. Ma a tratti Allen dà l’impressione di voler ricercare questo effetto, come se volesse far concentrare lo spettatore soprattutto sui dialoghi folli piuttosto che sugli sviluppi della storia. Cate Blanchett è sorprendentemente straordinaria, accompagnata da un Alec Baldwin come sempre frizzante ed ispirato.

Come già accennato prima, i dialoghi fanno da padrone (e dov’è la novità?), ma in questa pellicola, ancor più che in altre, ci sembra quasi di ascoltare un unico grande monologo recitato da diversi personaggi, a loro modo tutti caricaturali e decisamente patetici. L’utilizzo del flashback concede gli unici momenti di vera incertezza della trama, fornendo quella sensazione di stallo temporale (e mentale) al quale è sottoposta la protagonista. In bilico tra un passato ancora aperto ed un futuro decisamente incerto, Jasmine vive su una nuvola, completamente sfasata e inappropriata ad un qualsiasi approccio di vita “normale”. Di commedia non rimane quasi nulla, il tutto per fare spazio ad un dramma e ad un cinismo quasi assoluti.

Insomma, il “solito” film di un regista straordinario, che ci ha regalato tanto e che, forse, può ancora stupire, reinventandosi.

Voto: 77%

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Cate Blanchett

Dialoghi meravigliosi

Fotografia più curata del solito

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L’ispirazione non è delle migliori

Parte centrale con ritmi rallentati

Stefano Cherubini