Per quelli che hanno capito.

IO non sono democratico.
non credo nel valore della maggioranza. LA CONSIDERO (al pari di altre soluzioni) un scelta di forza.
ogni massa, PER ME, tende (in maniera e in misura diversa) alla pigrizia, all’incoscienza.
ogni massa, praticamente per definizione, non elabora idee o direzioni, ma è sempre uno stare-con o uno stare-contro.

al lato opposto della massa-di-maggioranza, però, non c’è il singolo.
al lato opposto ci sono altre masse.
il singolo è un concetto irreale sia se tace
(anche il silenzio fa massa, pigro e incosciente)
sia se esprime
(dire, scrivere, affermare qualcosa è un modo per far aggregare una massa attorno a quel punto originario e stare-contro, quindi, rispetto a un’altra massa).

Le masse, quindi (non una ma molteplici) sono tutto ciò che abbiamo.
il giudizio “la massa non capisce”, che SEMBRA OGGETTIVO A CHI LO ESPRIME, è un giudizio soggettivo di una massa di individui nei confronti di un’altra massa di
individui.
NESSUNO, fra l’altro, SI CONFRONTA MAI, realmente, con l’intera gamma dei giudizi.
anzi, OGNUNO ha a che fare con una porzione infinitesimale di giudizi (amici, familiari, conoscenti, contatti dei social network, blog, qualche giornale o rivista).

cosa distingue, dunque, un opinionista da un critico(-di-professione)?
MI VIENE DA PENSARE al paradosso del sorite, di Eubulide, e MI CHIEDO:
dopo quanti libri o quanti film o quanta arte o quante parole o quanto tempo o quanti anni o, in definitiva, dopo quanti di questi “quanti”, si ha diritto a ritenersi un critico!?
ma se non è un numero, allora il problema è qualitativo!
dovremmo definire la qualità.
e definirla significa definire le qualità che caratterizzano la qualità.
impresa già tentata e fallita molteplici volte.
il problema torna sempre, tautologicamente, al punto di partenza.
e paradossalmente il GUSTO sembra essere l’unico strumento interpretativo, se lo si accetta umilmente come assioma paradossale.

il “critico-di-professione”, va detto, è terrorizzato, più che dal gusto avverso, dall’idea-avversa-ben-argomentata da parte del “profano”. l’incontro con questo oggetto linguistico rischia di mettere in dubbio la sua intera formazione, il suo ruolo, la sua autorità. lo scopo non è quindi depotenziare l’argomento opposto attraverso i propri argomenti, perché questo darebbe credibilità al profano togliendo prestigio al critico.
lo scopo è sottolineare la distanza, la differenza tra chi può dare giudizi e chi non può.

rido sonoramente (da fervente studioso) di chi sostiene che “lo studio” e “l’esperienza in materia” siano i criteri di identificazione della proprietà di giudizio, quindi della distinzione tra un giudizio proprio e uno improprio.
anche perché, se così fosse, i “critici-di-professione” dovrebbero essere tutti più o meno d’accordo, almeno sulle linee fondamentali di pensiero.
nulla di più falso.
la critica è una massa caotica, piena di micromasse in contrasto, che appare compatta solo nel momento in cui deve porsi come realtà distinta dal resto.
per certi versi, anzi, il mondo della critica presenta, nel suo complesso, meno certezze e garanzie del mondo di opinioni circostante.
un’assenza di certezze e garanzie che è il prodotto diretto di una totale e incrollabile fiducia del singolo critico nei confronti di sé stesso.

spaventa l’espressione “VOI non avete capito quest’opera”.
è un modo per malcelare l’espressione “IO ho capito quest’opera”.
MI CHIEDO se ci si renda conto della quantità e qualità di implicazioni dentro e attorno una qualunque opera..
..se ci si renda conto dell’assoluta approssimazione che si attua attraverso il termine “comprendere”.

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[ATTUALIZZAZIONI]

1) Valutare almeno una delle altre ipotesi.
Es:
-La Grande Bellezza potrebbe non essere un bel film
-La Grande Bellezza potrebbe non essere totalmente un brutto film
-La Grande Bellezza potrebbe essere un bel film
-La Grande Bellezza potrebbe non essere totalmente un bel film

1.1) PER ME
-parlare una manciata di secondi, con un inglese stentato, annoverando Maradona come fonte d’ispirazione
-vendere il successo di un film alla pubblicità Fiat
-la frase, al rientro dall’America “grazie, mi avete fatto sentire come Belén”
È ANTICULTURA

1.1.1) PER ME
gli Oscar sono uno strumento pubblicitario diversamente-subliminale.
La storia dei vincitori e degli esclusi, in questo senso, è indicativa.

2) Non importa stabilire chi ha ragione e chi ha torto.
Al massimo potremmo divertirci nel discutere se abbiamo tutti ragione o abbiamo torto tutti quanti.
E in questo caso, qualunque sia la risposta, avremmo comunque tutti quanti, allo stesso tempo, sia ragione e che torto.

3) Non c’è bisogno di leggere tutta la riflessione. Bastano le poche parole in maiuscolo nel testo.

|SF|


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